Ho incontrato, per la prima volta, Armando Renzi nel maggio del 1946 quando avevo sette anni. In quell’occasione il maestro mi ascoltò suonare al pianoforte pezzi classici e anche qualche mia composizione. Mi volle subito come suo allievo. Mio padre, che mi aveva accompagnato, gli fece presente che non avrebbe potuto sostenere le spese delle lezioni (erano anni difficili quelli !!). Renzi accettò di insegnarmi lo stesso, generosamente gratis. E così studiai con lui per tre anni pianoforte e solfeggio. Allora ero troppo piccolo per avere coscienza dei suoi metodi di insegnamento; a distanza di tanti anni posso ipotizzare che Renzi seguì la via più naturale che potesse praticare con un bambino forse “portato” per la musica. Usò il sistema della “navigazione a vista” cioè procedeva a seconda delle mie capacità di apprendimento e di assimilazione. Fatto sta che nel 1949 feci l’esame di ammissione a Santa Cecilia ed entrai al quarto anno di pianoforte nella classe di Ornella Puliti Santoliquidi, alla quale Renzi mi aveva presentato, ed al secondo anno di solfeggio con Letterio Ciriaco. Nel corso degli anni successivi sono rimasto sempre in contatto con lui. Spesso andavo a trovarlo in Conservatorio ed ascoltavo le sue lezioni di contrappunto e fuga. Per me, al di là del didatta, era un musicista che insegnava. In quel periodo, avevo già completato i miei studi, potei apprezzare compiutamente le sue grandi qualità di comunicatore. Certe volte, quando le parole non gli sembravano più sufficienti, si esprimeva a gesti e poi sedeva al pianoforte e tutto era chiaro, essenziale, certi aspetti “accademici” propri dell’insegnamento del contrappunto e fuga, svanivano d’incanto e tutto diventava solo musica. Quando fu nominato maestro della Cappella Giulia ci incontrammo a cena. Ricordo ancora il suo entusiasmo, la sua felicità, si sentiva appagato: la tradizione della famiglia col nonno Remigio organista a San Pietro, continuava. Sono stato più volte a sentirlo dirigere il “suo” coro la domenica in Basilica. Ricordo un’esecuzione di una messa di Nino Rota, credo fosse una prima assoluta. Nella memoria indelebile di Renzi mi rimane l’immagine di un’autentico musicista di grande umanità e generosità.

M° Gian Paolo Chiti
Compositore, Pianista, Docente
1985